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Comunicato 27 luglio 2021 Piano di fabbisogno del Personale. Più che deludente, quasi inesistente!!

Pochi giorni fa è stato trasmesso alle OO.SS. il Piano Triennale delle Attività (PTA) 2021-2023 che incorpora, al suo interno, il Piano di Fabbisogno del Personale (PFP) che avrebbe dovuto riferirsi al medesimo triennio 2021-2023.

Ed invece, inaspettatamente, il paragrafo 4.3 “Le risorse umane per la realizzazione delle attività” del PTA che avrebbe dovuto contenere ed illustrare il PFP si limita, in linea di massima, a confermare la programmazione delle assunzioni già prevista, per gli anni 2021 e 2022, dal precedente PFP 2020-2022 e non contiene alcuna programmazione di assunzioni per l’anno 2023 che dichiara “ancora da definire”.

Una situazione che potremmo anche considerare “comprensibile”, alla luce del fatto che la nuova Presidente si è insediata solo da pochi mesi, ma che diventa inaccettabile date alcune gravi mancanze da noi riscontrate.

Ma procediamo con ordine per macro-argomento, affrontando prima quello relativo alla valorizzazione del personale di ruolo e poi quello relativo al superamento del precariato e a nuove assunzioni.

Valorizzazione del personale di ruolo.

Innanzitutto, non c’è alcun riferimento all’utilizzo delle risorse assegnate alla tornata di concorsi interni ex art. 15 in via di conclusione e non spese, risorse che devono essere utilizzate effettuando scorrimenti delle graduatorie di idonei (come da noi più volte ribadito) e che non possono diventare una voce di risparmio per l’Ente, né tantomeno, come si vocifera, alimentare il cosiddetto “fondo di tutela”.

Inoltre, non c’è alcuna programmazione della futura tornata 2022 dei concorsi interni ex art. 15 per la carriera dei R&T che la normativa contrattuale impone agli enti di programmare con “cadenza biennale” e tali da “garantire la copertura di un congruo numero di posti”. Da parte del CNR si legge solo “l’impegno a verificare la fattibilità di una ulteriore tornata di selezioni interne” ex art. 15, “compatibilmente con il quadro economico di riferimento”. Un obbligo contrattuale, finalizzato a riconoscere la crescita delle competenze dei R&T, ossia del personale che giustifica l’esistenza stessa del CNR, non può essere derubricato a semplice “impegno”!!

Impegno dell’Ente, in questo caso più concreto, a bandire procedure concorsuali riservate ex art. 22, comma 15, del d.lgs. 75/2017, relative al personale sotto-inquadrato, per un totale di 105 posti, di cui 60 da Ricercatore III livello e 16 da Tecnologo III livello.

Superamento del precariato e nuove assunzioni.

Con il Decreto di riparto del MUR n. 614/2021 dei 25 milioni di euro (di cui al comma 541 della legge n. 178 del 2020) da “impiegare esclusivamente per l’assunzione di ricercatori negli enti pubblici di ricerca in modo da assicurare l’integrale copertura delle spese connesse alle attività dei ricercatori stabilizzati”, della quota destinata alla stabilizzazione” di R&T in possesso dei requisiti previsti dai commi 1 e 2 della legge Madia, il CNR ha ottenuto dal Ministero un plafond di soli 3.315.000 €, corrispondenti a soli 51 R&T da assumere, a fronte dei 43 R&T classificati come “comma 1 non prioritari” e degli altri 338 R&T risultati idonei ai concorsi riservati ex comma 2 e non ancora assunti. Con futura delibera del CdA, da assumere entro il 30 settembre, saranno stabiliti i criteri e le modalità di copertura di queste 51 posizioni. Resta un mistero il perché di una assegnazione al CNR così esigua, a fronte di un numero così elevato di R&T dell’Ente in possesso dei requisiti previsti.

Col medesimo decreto di riparto, della quota da destinare a nuove assunzioni a tempo indeterminato di R&T, nei 3 livelli, “dando priorità all’ingresso di giovani di elevato livello scientifico e tecnologico” che non siano già R&T di ruolo, “fatta salva la possibilità per i titolari di contratto a tempo determinato di accedere alle procedure di selezione”, sono stati assegnati al CNR ulteriori 6.327.188 €. Si tratta di circa 100 nuove assunzioni di R&T, che potranno essere fatte anche “utilizzando le graduatorie vigenti”.

Nessuna decisione è stata al momento presa in merito al restante personale da poter “stabilizzare”, più di 430 udp, limitandosi il CNR a specificare che “ogni ulteriore decisione in materia […] deve essere assunta in debita considerazione non solo il costo iniziale delle assunzioni, ma anche l’impatto globale nel medio-lungo periodo sulla sostenibilità finanziaria dell’Ente”.

Previste, inoltre, nuove assunzioni a tempo indeterminato di “giovani ricercatori e tecnologi, da attivare entro novembre 2022, sulla base di complessivi 22.860.175 € assegnati al CNR col Decreto Ministeriale n. 802/2020. Anche per queste assunzioni il CNR prevede che “possano essere effettuate, oltre che con le ordinarie procedure di selezione, anche utilizzando le graduatorie vigenti”.

Saranno inoltre attuati, entro il 2 novembre 2021, i 70 scorrimenti delle graduatorie dei bandi del 2018 pergiovani ricercatori, già previsti nel precedente PFP.

Le nostre richieste ed osservazioni

Come più volte ripetuto, in ultimo con la lettera del 15 luglio, riteniamo indispensabile che l’Ente destini allo scorrimento delle graduatorie di idonei tutte le risorse economiche assegnate ai concorsi interni ex art. 15 e, per molteplici motivi, non spese allo scopo.

Riteniamo d’obbligo, in quanto imposto dal CCNL, che l’Ente programmi sin da subito una nuova tornata di concorsi interni ex art. 15 con decorrenza 2022, previa necessaria ridefinizione delle aree concorsuali, delle regole, dei criteri di valutazione e di rispetto della trasparenza, come già sottolineato col Comunicato del 5 luglio.

Indispensabile anche trovare le risorse necessarie per dare giuste risposte ed aspettative anche al personale precario, utilizzando tutte le risorse economiche disponibili per bandire concorsi interni ex comma 2.

Riteniamo infine doveroso destinare una parte consistente delle risorse assegnate all’Ente dal Decreto Ministeriale n. 802/2020 ad un ulteriore scorrimento delle recenti graduatorie dei bandi del 2018 per “giovani ricercatori” nelle quali, ad oggi, ci sono ancora circa 340 idonei.

Riteniamo, infine, irricevibile il richiamo fatto dal CNR alla “incidenza delle fasce stipendiali dei ricercatori e tecnologi” sull’incremento di spesa del personale, per un incremento medio annuo di “circa 4 milioni di euro”. L’enfasi utilizzata fa pensare che l’Ente consideri ingiustificate, o perlomeno eccessive, le progressioni per fascia stipendiale dei R&T, progressioni fissate dal CCNL e riconosciute ai R&T degli EPR con un meccanismo simile a quello riconosciuto ai ricercatori e docenti universitari. Per di più, l’Ente omette di segnalare che, proprio per effetto delle suddette fasce stipendiali, il turn-over dei R&T a seguito di pensionamento comporta, anche a parità di livello, un notevole risparmio per l’Ente, dato che la retribuzione dei R&T che vanno in pensione è più alta di quella dei neo assunti.

Un Piano di Fabbisogno del Personale quindi, quello presente nel PTA 2021-2023, di una desolazione estrema, che rischia, per tutte le sue mancanze e deficienze, di accrescere ancor più lo sconforto e la frustrazione della stragrande maggioranza dei R&T che, non mancheremo mai di ricordarlo, rappresentano l’essenza stessa e la ragion d’essere del CNR.

Eppure, solo pochi giorni fa, la presidente Carrozza, in un’intervista pubblicata su Il Secolo XIX, affermava che “gli stipendi dei ricercatori sono troppo bassi rispetto a quelli di altri Paesi” e che servono “più ricercatori e migliori opportunità di carriera”.

Gianpaolo Pulcini
Responsabile Nazionale FGU-DR-ANPRI CNR

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